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Massime di Don Guanella – Case della Provvidenza

  • Don Luigi Guanella
Date preached

Per ricevere a due mani dalla Provvidenza, bisogna dare a quattro mani ai poveri.

Si popoli la Casa di poveri, perché attireranno benedizioni.

Tutti i ricoverati si stimino come amici cari e fratelli in Gesù Cristo.

I ricoverati sono gli amici nostri ed i beniamini della Provvidenza, ai quali conviene voler bene perché ci assista Iddio!

I vecchi come i più sofferenti sono degni di una maggior compassione: — bisogna guardarli, più che fisicamente, con gli occhi della fede, ancor di più se sono privi di ogni attrattiva atta ad accattivarsi l’affetto puramente umano.

L’amore farà trovare modi e discorsi per confortare chi è debole.

Un povero sofferente si guadagna con un gesto cortese e si perde con un gesto sgarbato.

I vecchi e gli invalidi non sono mai né da sgridare né da affliggere.

Si tengano in cura speciale quelli che sono derelitti e privi affatto di umano sostegno.

Si nutra verso i «buoni figli» vera stima come alle creature di Dio, vero amore come a membra di Gesù Cristo.

L’infermeria si può ben dire… l’ospizio di Dio, perché in essa si ricoverano i poveri infermi che sono le immagini più reali di Gesù Cristo.

Tutti i membri della Casa si educhino ad un vivo senso di compatimento verso ogni classe di sofferenti; perché un cuore dabbene è cuor buono che Dio benedice.

I poveri sono i nostri beniamini, sono i nostri padroni: dobbiamo lavorare e soffrire per loro.

Si pensi che i poverelli a cui si provvede sono poveri e come tali bisogna compatirli nel loro stato: la povertà è grande al cospetto della Fede, e bisogna pure che, almeno in parte, si provino le privazioni della povertà, perché sia meritoria.

I poveri sono poveri nella sostanza e lo sono, il più delle volte, nella salute e nell’ingegno; quindi conviene vestire le miserie della povertà come Gesù Cristo si è coperto delle nostre miserie e le ha portate «usque ad mortem crucis».

I poveri invalidi sono molto sensibili come ai buoni così ai cattivi trattamenti e sono, come i fanciulli, presto guadagnati e presto perduti.

Un cuore cristiano che crede e che sente non può passare davanti alle indigenze del povero senza soccorrervi: in questo si conosce che uno è vero seguace di Gesù Cristo, se ha carità per i poveri e per i sofferenti, nei quali è più viva l’immagine del Salvatore.

Ah un popolo di poveri, che pasce affamato alla mensa della carità cristiana, è come un popolo di Angeli che ottengono favori celesti alla terra!

Un uomo misero si presenta pietoso e dice: — «Pietà del misero»! — Voi stendete la destra e gli lasciate cadere in mano copiosa l’elemosina. L’infelice abbassa il capo, stampa sul dorso della vostra mano un bacio affettuoso e vi lascia cadere sopra due grosse lacrime. Non asciugate quelle lacrime. Sono preziose come due gemme. Presentatele al Cielo e dite: «A me avete offerta la soddisfazione di soccorrere a questo languente, a lui avete dato il buon cuore della riconoscenza». Rallegratevene poi, perché la destra, la quale porge pietosa, è una mano benedetta.
Gli infermieri siano pieni di cuore e di intelligenza.

Gli assistenti sorreggano vecchi ed invalidi con carità, come se avessero nelle braccia un amico ferito a morte.

Quando arriva il momento di consegnare i nostri vecchi alla madre terra e di avviarli alla casa dell’eternità, allora nella nostra Casa e nella nostra famiglia si darà luogo a sensi di mestizia e di fiducia e si moltiplichino i suffragi della pietà cristiana.

Al giudizio finale il Signore avrà misericordia di quelli che hanno usato misericordia ai poveri.

Finire non si può, finché ci sono poveri da soccorrere, bisogni a cui provvedere.

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