Le caratteristiche più rilevanti della sua spiritualità e missione
Angelo card. Amato sdb – Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi
Intervento fatto al Campidoglio di Roma il 3 ottobre 2011
La canonizzazione di un Beato è l’atto con il quale il Papa, come Pastore universale della Chiesa, propone alla Chiesa e al mondo un testimone eroico del Vangelo, invitando i fedeli alla conoscenza, alla contemplazione, alla imitazione e alla venerazione del nuovo Santo. Con questo mio intervento sono stato invitato a rispondere a due domande:
1. come si è giunti alla canonizzazione del Beato Luigi Guanella;
2. quali sono le caratteristiche proprie della sua spiritualità e della sua missione.
La canonizzazione è il momento conclusivo di un iter complesso, che si sviluppa in varie tappe, tutte determinate da precise disposizioni procedurali, stabilite dai Sommi Pontefici nel corso della storia. Comunque, per avviare un processo di beatificazione e di canonizzazione, è indispensabile l’accertamento di alcuni requisiti, che sono la fama sanctitatis e la fama signorum, se si tratta di un confessore, oppure la fama martyrii, se si tratta di martire, ucciso dal persecutore in odium fidei.
La fama sanctitatis implica che il popolo cristiano abbia riconosciuto nel Servo di Dio, sia in vita sia dopo morte, un esempio straordinario di virtù cristiane, vissute in modo superiore alla media dei battezzati, in modo tale, cioè, da suscitare stupore, ammirazione e anche richiesta di intercessione presso Dio.
La fama signorum indica proprio quell’insieme di grazie e di favori celesti, ottenuti per intercessione del Servo di Dio.
A queste grazie faranno riferimento, in seguito, i postulatori della causa, quando si deve presentare alla Congregazione delle Cause dei Santi una grazia, che possa essere poi qualificata dagli organi competenti come eventuale miracolo.
La fama martyrii, infine, è la consapevolezza diffusa nel popolo di Dio, che riconosce nell’uccisione cruenta di un Servo di Dio l’espressione di un dono in difesa della fede cattolica e del Vangelo.
All’inizio di ogni causa c’è, quindi, l’accertamento accurato di questi indizi.
Talvolta la fama di santità e di segni è talmente diffusa da accelerare i tempi del processo. Ne sono testimonianza, ad esempio, le cause della Beata Teresa
di Calcutta e del Beato Giovanni Paolo II, quest’ultimo elevato agli onori degli altari, il primo maggio 2011, dopo appena sei anni dalla sua santa morte.
Per don Luigi Guanella il popolo di Dio ha testimoniato di aver visto in lui un Santo, che ha vissuto in pieno l’amore di Dio e l’amore verso i fratelli bisognosi e tribolati.
Subito dopo la morte, avvenuta in odore di santità il 24 ottobre 1915, tutti concordarono con quanto disse Papa Benedetto XV: «È morto un santo».
Dopo qualche tempo, si diede inizio al processo formale.
La prima tappa ebbe luogo nella diocesi di origine del Servo di Dio, con la raccolta meticolosa delle informazioni sulla vicenda storica e sull’attività del Guanella. Presso la curia vescovile di Como, quindi, si svolse, dal 1923 al 1929, il processo informativo o ordinario, che vide l’escussione di 44 testi. Quasi contemporaneamente era in atto un analogo processo presso la curia arcivescovile di Milano, con l’escussione di altri 44 testi.
Tanto a Como come a Milano ci fu la conferma corale della fama di santità e di segni, che già durante la vita aveva circondato la figura di don Guanella. In questa prima fase furono coinvolti anche testimoni di altre diocesi (Arezzo, Adria e Pisa), che avevano conosciuto don Guanella e lo avevano visto all’opera.
Uno di loro, con disarmante semplicità, affermava: «Gli voglio bene e ne ho devozione, invocandolo con molta confidenza e familiarità e ne desidero la beatificazione, perché, se non è in Paradiso lui…» *.
Il 12 luglio 1932 fu emanato il decreto sugli scritti del Servo di Dio, suddivisi in due classi: alcuni libretti stampati di indole pastorale e spirituale, a carattere divulgativo, e numerosi manoscritti, consistenti soprattutto in lettere ai membri della sua nascente Congregazione e alle Suore che cooperavano alle sue iniziative.
I suoi scritti, assolutamente coerenti con la fede, manifestano un animo zelante, intimamente appassionato per la gloria di Dio e il bene dei fratelli.
Secondo la legislazione canonica allora vigente, al processo ordinario diocesano faceva seguito il processo apostolico, mediante il quale si raccoglievano le prove delle singole virtù: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza e altre virtù connesse, come, ad esempio, l’umiltà, l’obbedienza, la mitezza. Nel nostro caso, il processo apostolico si svolse presso la diocesi di Como negli anni 1940-1941.
Il 10 aprile 1945 la Sacra Congregazione dei Riti, che allora aveva anche la competenza sulle cause dei Santi, su istanza di don Mauro Mastropasqua, postulatore generale dell’Istituto dei Servi della Carità, riconosceva la validità giuridica degli atti processuali sopra descritti e, di conseguenza, il successivo 13 aprile 1945 ne emanava il decreto firmato dal Cardinal Prefetto Carlo Salotti. In seguito a ripetuti esami e approfondimenti, il 16 aprile 1962 il Sommo Pontefice Giovanni XXIII confermava la comunità dei credenti sull’eroicità delle virtù di don Luigi Guanella.
Il cammino della Causa, naturalmente, non finiva qui. Il 1o settembre 1964 venivano riconosciuti due miracoli attribuiti all’intercessione del Servo di Dio.
Si trattò della guarigione di una bambina di undici anni e di una madre di famiglia. In tal modo, la strada verso la beatificazione era definitivamente aperta.
Sarà Paolo VI, corregionale del Guanella, a proclamarlo Beato, il 25 ottobre del 1964.
Qualche anno dopo, esattamente nel 1969, lo stesso Pontefice Paolo VI, sopprimeva l’antica Congregazione dei Riti, e istituiva due nuovi dicasteri, la Congregazione del Culto divino e la Congregazione delle Cause dei Santi, quest’ultima competente nelle cause di beatificazione e canonizzazione. Successivamente, con Giovanni Paolo II veniva aggiornata la legislazione dei processi.
Per giungere alla canonizzazione del Beato Luigi Guanella, si richiedeva ora un solo miracolo. Dopo aver fatto la cernita delle grazie più rilevanti ottenute
per sua intercessione dopo la beatificazione, si diede inizio, negli anni 2005-2006, presso la curia arcivescovile di Filadelfia negli Stati Uniti, all’inchiesta
diocesana relativa alla guarigione di un giovane da grave trauma cranico, conseguenza di una rovinosa caduta.
Dopo la consueta trafila di accertamenti scientifici e teologici, il miracolo fu ufficialmente riconosciuto dal Santo Padre, il 1o luglio del 2010.
Nel concistoro pubblico del 21 febbraio del 2011, Benedetto XVI fissò la data della canonizzazione del Beato Luigi Guanella al 23 ottobre del 2011.
Forse, conviene notare l’accuratezza dell’iter fin qui evocato. Limitandoci alla sola fase romana, la verifica dell’eroicità delle virtù del Servo di Dio fu sottoposta al vaglio sia dei consultori storici sia dei consultori teologi, per approdare poi al giudizio dei Cardinali e dei Vescovi, membri della Congregazione delle Cause dei Santi
(la cosiddetta Ordinaria). Se questi passaggi si concludono positivamente, il Cardinale Prefetto si reca dal Santo Padre per il giudizio definitivo sull’eroicità delle virtù o sul martirio. Anche i miracoli passano attraverso l’accertamento scientifico dei medici, la valutazione dei consultori teologi, il giudizio complessivo dei membri della sessione Ordinaria, prima di approdare sul tavolo del Santo Padre per il suo giudizio definitivo.
Con questi passaggi si intende evitare la superficialità e l’approssimazione.
Inoltre, nel corso della valutazione, il Promotore della Fede (popolarmente chiamato «l’avvocato del diavolo») raccoglieva fino al 1983 le osservazioni più rilevanti su eventuali «ombre», alle quali la postulazione doveva rispondere in modo convincente e motivato.
Insomma, da un punto di vista umano, si vuole raggiungere la piena certezza morale della santità di un Servo di Dio.
La seconda domanda verte sulle caratteristiche più rilevanti della spiritualità e della missione del Beato Luigi Guanella.
In estrema sintesi si può affermare che don
Guanella fu anzitutto un sacerdote zelante, con una grande voglia di bene e con una grande fiducia nella Divina Provvidenza. A chi gli ripeteva che bisognava
avere prudenza e fare meno debiti, rispondeva: «È Dio che fa e Dio provvederà».
Da questo zelo attinse la forza di fondare Congregazioni, di aprirsi all’assistenza degli emigranti, dei bisognosi feriti da vari limiti fisici e psichici, di vivere e promuovere un intenso apostolato di evangelizzazione e di conversione. Una pagina poco conosciuta, ma storica, è la sua amicizia con Giosuè Carducci, autore dell’Inno a
Satana, di cui lo stesso poeta disse che non era poesia da santi ma da peccatori.
Ne fece ammenda con la commossa ode a Maria, in cui il Carducci tocca le corde più sensibili dei credenti:
«Ave Maria.
Quando sull’aure corre l’umil saluto,
i piccioli mortali scovrono il capo, curvan la fronte…
Una di flauti lenta melodia
passa invisibil tra la terra e il cielo…
Taccion le fiere e gli uomini e le cose,
roseo il tramonto ne l’azzurro sfuma,
mormoran gli alti vertici ondeggianti:
Ave Maria»
Don Luigi Guanella pregò molto per il Carducci, nutrendo la speranza di sospingerlo verso la conversione.
Una riuscita definizione del nostro futuro Santo ce la consegna Papa Pio XI, quando lo chiama «il Garibaldi della carità», per il suo coraggio nell’affrontare ogni genere di impresa per diffondere, con le parole e le opere, la carità di Cristo nei cuori dei bisognosi. Per questo è stato detto che don Guanella costituiva una delle migliori apologie del cristianesimo, perché in un tempo di tanta incredulità, indifferenza, affarismo ed egoismo, egli fece vedere quanto possa valere una fede viva e forte e un amore ardente verso Dio e verso il prossimo.
Un giorno, Papa Pio X indirizzò Agostino Gemelli, il futuro frate francescano, dal Guanella per sciogliere i suoi dubbi teologici. All’obiezione che il Guanella non era un teologo, il Papa rispose: «Non hai bisogno di un teologo, ma di un santo e don Guanella è un santo».
Ecco la caratteristica più rilevante di don Guanella, la sua santità, la santità del Buon Samaritano, come Gesù.
Mi sia consentito il riferimento a un episodio. La località oggi chiamata Valle Aurelia, al tempo di don Guanella si chiamava Val d’Inferno, perché piena di comignoli fumanti delle fornaci. Era un posto malfamato, abitato da poveri lavoratori, rozzi e ignoranti.
Nell’estate del 1905 il nostro Beato si ripropose di visitare quel posto e di portare conforto a quella povera gente. Fu accolto bene, perché per la prima volta si era visto un prete avventurarsi per quelle Malebolge. Don Guanella «promise loro che avrebbe mandato quanto prima alcuni religiosi alla domenica per un po’ d’istruzione religiosa e civile e avrebbe provveduto a sistemare un piccolo locale per una scuola dei bambini»
Forse senza accorgersene il nostro Beato confermava la sua identità di benefattore dell’umanità bisognosa. È vero, infatti, che l’istruzione religiosa sloggiava il diavolo dalla Val d’Inferno, ma è anche vero che l’istruzione civile faceva entrare nella mente di quei bambini ignoranti la consapevolezza di avere pari dignità e opportunità di altri più favoriti dalla sorte. Insomma, anche don Guanella entra a far parte e purtroppo i libri di storia non ne fanno parola di quella numerosa schiera di Santi e Beati, che, da nord a sud, con l’istituzione di scuole, ospedali, laboratori di arti e mestieri, hanno fatto gli italiani, risultando anch’essi, a pieno titolo, gli eroi dell’unità d’Italia.