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NATALE: L’INCARNAZIONE DELLA PROSSIMITÀ, IL GRANDE SOGNO DI DIO

Il mistero dell’Incarnazione è il fondamento teologico della fraternità. Se il Figlio di Dio ha assunto la natura umana, ogni uomo e ogni donna di ogni tempo e di ogni luogo, sono stati elevati a una dignità altissima. In Gesù, Dio annulla ogni distanza, é l’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Allo stesso modo, il prossimo, il fratello diventa il luogo della presenza di Cristo. “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). La nascita di Gesù ci pone davanti a un bivio spirituale. Da una parte c’è la logica di Erode: il potere che si difende con la violenza, che ha paura dell’altro visto come l’usurpatore, il nemico,  dall’altra c’è la grotta di Betlemme, la spoliazione, un Dio che si fa “piccolo”, indifeso, che viene in pace, scegliendo di disarmare il cuore dell’uomo non con la forza del dominio, ma con lo stupore della tenerezza.

Mentre Erode alza mura e brandisce spade per difendere i propri confini, il Bambino di Betlemme spalanca le braccia per accogliere l’intera umanità, trasformando la mangiatoia in un altare di riconciliazione. Questo Dio “minimo” ci insegna che la vera vittoria non sta nel sottomettere l’altro, ma nel farsi servo, rivelando che l’unica strada per la pace non passa attraverso il trionfo delle armi, ma attraverso il coraggio dell’umiltà e il riconoscimento dell’altro come carne della nostra stessa carne.