Spiritualità e disabilità: LA DIMENSIONE SPIRITUALE COME DIRITTO UNIVERSALE-PRIMO CONGRESSO ALL’UNIVERSITA PONTIFICIA COMILLAS DI MADRID
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Redazione
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SPIRITUALITA SENZA BARRIERE: UN DIRITTO PER TUTTI
A cura di Elisa M. Pérez, guanelliana
Professoressa Associata della Facoltà di Scienze Umane e Sociali, Università Pontificia Comillas – MADRID
Crediamo che non ci potesse essere modo migliore di celebrare san Luigi Guanella che dare voce alle persone con disabilità nel loro diritto a vivere la spiritualità. Il 23 ottobre 2025 si è tenuta presso l’Università Pontificia Comillas una giornata pionieristica in cui si è riflettuto e si è rivendicata l’attenzione alla dimensione spirituale delle persone con disabilità intellettiva.
Più di 150 persone hanno partecipato a questa iniziativa organizzata e promossa da Casa Santa Teresa, Fondazione Astier Centro San José, Fondazione Gil Gayarre e l’Istituto Universitario della Famiglia dell’Università Pontificia Comillas, con la collaborazione di Plena Inclusión Madrid. L’evento è stato possibile anche grazie al sostegno di Famileo e Ausolan, sponsor della Giornata.
L’inaugurazione è stata presieduta dal rettore dell’Università, p. Antonio Allende SJ, dalla direttrice del Segretariato per l’Evangelizzazione della Conferenza Episcopale Spagnola, María Granados, e da Tomás Sancho, presidente di Plena Inclusión Madrid. Tutti hanno sottolineato la rilevanza e l’importanza di affrontare questo tema, affinché ogni persona possa vivere in pienezza.
La Giornata è nata con l’intento di rendere visibile, riflettere, ascoltare e mettere al centro le persone con disabilità intellettiva, nel riconoscimento del loro diritto a vivere e sviluppare la spiritualità. Un diritto spesso ignorato, poiché – come ha indicato la professoressa dell’Università Pontificia Comillas, Ana Berástegui – si è data priorità ad altre necessità collocate nella parte inferiore della piramide di Maslow.
Tuttavia, ciò che si propone è di andare oltre questa gerarchizzazione e considerare la spiritualità come un bisogno trasversale. Nel contesto della religione cattolica, secondo il Catechismo, “spirito” significa che l’uomo, fin dalla sua creazione, è orientato a un fine soprannaturale e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio. Pertanto, la persona con disabilità, in quanto persona umana, possiede anch’essa questa dimensione ed è nel suo diritto svilupparla e custodirla, per vivere spiritualmente, essendo anche la sua anima capace di essere elevata, entrando in relazione con il Mistero. Il riconoscimento della spiritualità spinge a un’attenzione integrale alla persona e al rispetto della sua dignità originaria.
Da questa prospettiva, suor Michela Carrozzino ha posto l’accento su alcuni aspetti che devono essere tenuti in considerazione per garantire un’autentica attenzione al diritto alla spiritualità di tutte le persone. Innanzitutto, non è la persona con disabilità intellettiva che deve adattarsi alla relazione di accompagnamento, ma è la relazione stessa che deve ampliarsi per essere in grado di accogliere l’altra persona con le sue proprie modalità di comunicazione e i suoi tempi.
In questa logica, dobbiamo anche imparare ad andare oltre l’inclusione. L’altra persona fa parte della stessa famiglia umana. La persona con disabilità non è qualcuno che noi “includiamo”, ma una persona con la quale ampliare la nostra relazione, imparare a condividere la spiritualità e camminare insieme, apprendendo reciprocamente gli uni dagli altri. Allo stesso modo, in continuità con quanto esposto dalla professoressa Berástegui, si è invitato a imparare a riconoscere la capacità che hanno le persone con disabilità di vivere spiritualmente e il modo in cui ciascuna di esse, con il proprio linguaggio, entra in relazione con Dio. Infine, sono state indicate una serie di questioni di carattere didattico che possono contribuire a favorire questa dinamica di accompagnamento.
Tra le buone pratiche condivise, ha partecipato come relatrice anche suor Elisete Elegeda, la quale ha raccontato come Godly Play, ispirato ai principi pedagogici di Montessori, permetta a tutte le persone di approfondire la propria spiritualità. Una proposta che ha riscosso grande apprezzamento tra i partecipanti.
La Giornata si è conclusa con alcuni canti eseguiti dal gruppo Hakuna, ma prima i partecipanti hanno potuto prendere parte a una danza contemplativa guidata da persone con disabilità intellettiva di Casa Santa Teresa, oltre ad ascoltare tre testimonianze. Attraverso di esse, persone con disabilità intellettiva e familiari hanno condiviso cosa significhi per loro la spiritualità, mostrando come essa non sia un privilegio per pochi, ma un diritto di tutti.
Senza dubbio, la giornata del 23 ottobre è stata una dimostrazione di come il carisma guanelliano continui a ispirare nuove forme di risposta, fondate sulla professionalità, ai bisogni delle persone con disabilità intellettiva — per continuare a fare famiglia con loro, scommettendo sul loro pieno sviluppo, in cui la cura della dimensione spirituale emerge come un diritto fondamentale.